Qualche settimana fa guardavo un programma sulla TV araba Al-Jazeerah. Trattava della diffusione dell’AIDS e delle altre malattie trasmesse per via sessuale nel mondo arabo. Il conduttore in maniera intelligente ha tentato di trattare questo argomento dal punto di vista religioso, invitando un ospite esperto sia di medicina sia di religione. L’AIDS è in aumento in tutto il mondo arabo. Nessuno lo ammette ma è così. Noi tutti sappiamo come l’HIV si tramette e sappiamo che è importante praticare sesso sicuro.
Ma non è questo che mi ha incuriosito del programma. Quello che ha catturato la mia attenzione è che l’HIV e le malattie trasmesse sessualmente sono in aumento tra le coppie sposate e non più soltanto tra gli omosessuali. L’ospite, esperto in epidemiologia e in malattie infettive, ha affermato che lui stesso ha conosciuto moltissime coppie eterosessuali colpite dall’AIDS e che, tra l’altro, non sono mai comparse nelle statistiche ufficiali. Nel 99% dei casi è la donna che viene infettata dal marito. Un uomo che ha avuto un rapporto extra coniugale non protetto con altre donne o altri uomini. Un uomo che ritorna da un viaggio di affari, o da un serata passata fuori casa, e offre a sua moglie un bacio di morte. Questo argomento è coperto da silenzio nel mondo arabo. Si dice: “noi musulmani non facciamo certe cose” e se qualcosa trapela è meglio “buttare tutto sotto il tappeto, e non lasciare che qualcuno sappia qualcosa”. Il muro della tradizione e della cultura è talmente spesso che è quasi impossibile parlare in pubblico di queste malattie senza essere accusati di volgarità e immoralità.
E nel frattempo le vittime dell’AIDS muoiono in silenzio, rinchiuse in stanze isolate e coperte da colpa e vergogna.
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